Scendono sul sentiero di guerra i commercianti di corso Terme. In vista dell'avvio dei lavori per la trasformazione della strada a senso unico e la costruzione della pista ciclabile gli esercenti annunciano una clamorosa serrata.
«Chiuderemo le nostre attività - dichiara il portavoce della categoria Giuseppe Latina, titolare della gioielleria Oro Giò - e bloccheremo la strada. Devieremo il traffico proprio come se fosse stato istituito il senso unico».
È una forma di protesta cui aderiranno una cinquantina di negozianti, spalleggiati anche da numerosi residenti. Attraverso una simulazione proveranno a dimostrare come le modifiche annunciate dall'esecutivo finiscano per appesantire ulteriormente la circolazione provocando il caos nella zona e danneggiando gli esercizi commerciali proprio all'inizio della nuova stagione turistica. Nei piani dell'amministrazione figura la riduzione del marciapiede sul lato sinistro della strada provenendo da Montegrotto. Verrà eliminata una superficie di circa due metri per ricavare lo spazio necessario alla pista ciclabile. Sarà sacrificata di conseguenza anche un'intera fila di parcheggi. Il tracciato dovrà collegarsi in futuro alla pista già esistente in via Caposeda e al tratto conclusivo di corso Terme, fino ai confini con Abano. Non è ancora stata presa invece una decisione definitiva sul senso unico: potrebbe riguardare l'intera arteria o essere limitato al tratto compreso tra l'incrocio con via San Daniele ed il semaforo di via Romana. Nella prima ipotesi si raggiungerebbe il centro della cittadina termale passando obbligatoriamente da via Vivaldi e sbucando su via Romana Aponense. Nel secondo caso si attraverserebbe via Montegrotto e via San Daniele, prima di svoltare a destra verso via Roma.
«Sono due soluzioni assurde - commenta il portavoce dei commercianti - perchè il traffico si riverserebbe su strade strette e sprovviste di marciapiedi. Addirittura in via San Daniele c'è un ponte molto stretto che rallenta la circolazione. Siamo stati ricevuti due volte dal sindaco. Gli abbiamo anche consegnato una petizione corredata da cinquecento firme. Purtroppo continua a non ascoltarci. Non ci resta che scendere in strada». |